mercoledì 30 dicembre 2015

SU di UN RECENTE LIBRO SCRITTO DA UN NOSTRO CONCITTADINO di ELEZIONE (che tratta solo apparentemente unicamente di calcio) Roberto De Angelis – Le Partite nel Cuore –LEGMA Edizioni

SU di UN RECENTE LIBRO SCRITTO DA UN NOSTRO CONCITTADINO di ELEZIONE
(che tratta solo apparentemente unicamente di calcio)
Roberto De Angelis – Le Partite nel Cuore –LEGMA Edizioni

…. “Ebbene tutti i tifosi napoletani … potrebbero dire che il Napoli  comunque lo si deve amare perché è Napoli stessa”. Così si conclude l’introduzione dell’autore, Roberto De Angelis, al suo bel libro “Le partite nel cuore”; N:B: “nel” e non “del” cuore, e ciò non è senza significato come non priva di significato è la frase citata sul retro di copertina del grande Johann Wolfgang Goethe: “Dopo averla visitata, perdòno tutti quelli che perdono la testa per questa incomparabile città”! E’ il libro scritto da un amante del Napoli e di Napoli. Ma non è un banale testo, un altro tra i tanti, che parlano della squadra attuale ma è un libro che parla della squadra in sé e dell’amore dell’autore per la stessa e per la città che rappresenta. Il ritrovamento in un cassetto di vecchi appunti sul Napoli, sopravvissuti ai tanti sfratti causati dalle peregrinazioni cui lo ha costretto il suo lavoro di funzionario della Banca d’Italia, ha determinato la sua decisione a raccoglierli in un libro come sognava da anni ma che, solo ora che la tirannia del tempo si è allentata, ha potuto dare alle stampe. L’arco di tempo considerato va dal marzo del 1957 (quando il padre portò lui, bambino di circa sei anni, per la prima volta allo stadio, al Vomero, quando il San Paolo ancora non era stato inaugurato) al settembre del 1998, quando si interrompono gli appunti. Questi sono trascritti in ordine cronologico e a parte sono riportate alcune trasferte (necessariamente meno numerose delle partite casalinghe) e i ritratti di alcuni giocatori tra i più significativi, sempre in relazione allo stesso arco di tempo. Manca l’attualità, ma solo per non inquinare la spontaneità del racconto.
Prima di inoltrarmi nella descrizione del testo, consentitemi di soffermarmi sull’affermazione iniziale: “… il Napoli lo si deve amare perché è Napoli stessa”.
Questa non è solo l’affermazione di chi è figlio, fratello, cugino e nipote di eterni tifosi del Napoli e che per questo ha il Napoli e Napoli (è nato – fra l’altro – in pieno centro storico) nel sangue, ma è qualcosa di più.
Considero, come anche Roberto de Angelis, che il calcio rappresenti metaforicamente la società in generale, che sia un microcosmo nel quale si riflette, almeno in gran parte, il mondo esterno con tutte le sue contraddizioni. Il Barcellona, il grande Barça, è stato ed è tuttora molto più di una squadra di calcio per la Catalogna tutta. Durante il franchismo che abolì l’autonomia della regione e vietò l’uso della lingua catalana, tentando una difficile e autoritaria snazionalizzazione, il tifo per il Barça divenne un modo di continuare a sentirsi catalani, di opporsi alla omologazione forzata della regione, diversa per cultura e lingua, al resto della Spagna. In parte, ora che si parla di indipendenza, ci piaccia o meno, è ancora così. Ecco un caso in cui il calcio … rappresenta molto più del calcio stesso! Fatte le dovute differenze, la situazione del Napoli e di Napoli presenta delle analogie (senza indulgere a leghismi di reazione e neoborbonismi che il sottoscritto – a costo di farsi dei nemici – aborre). La “questione meridionale”, nata con l’Unità, è ben lungi dall’essere risolta. I grandi imprenditori “mecenati” del calcio sono tutti nelle grandi città industriali del Nord (FIAT e gli Agnelli per la Juventus, Moratti padre e figlio per l’Inter, Berlusconi per il Milan). Sono queste le squadre che più possono spendere nel “calciomercato” e che molto più spesso possono candidarsi a vincere lo “scudetto” e partecipare, e ai non remoti tempi d’oro del calcio italiano, vincere la “Champions”. Del Nord sono le grandi testate giornalistiche anche sportive (tranne il “Corriere dello Sport”), nel Nord hanno sede le maggiori catene televisive private etc. E ciò si riflette sul clima generale di esaltazione dei meriti delle squadre del Nord e sminuimento di quelle meridionali (mediamente, ovvio, senza generalizzazioni). Questo potere finanziario e mediatico si riflette sul peso delle squadre settentrionali nelle istituzioni calcistiche e, inevitabilmente, almeno il clima generale finisce con l’influenzare (ovviamente “talvolta” ma non proprio di rado) gli arbitraggi. Vittima spesso dei pregiudizi nel mondo reale (rectius: esterno al calcio), Napoli e i napoletani lo sono anche nel microcosmo calcistico. Se i napoletani si lamentano di un arbitraggio, ciò viene considerato sintomo del “vittimismo” dei napoletani, ma se (e accade di rado) il Napoli è favorito da dubbie interpretazioni arbitrali (vedi Napoli – Juve del campionato 2007/8, due dubbi rigori al Napoli) non vi è vittimismo da parte degli avversari ma semplici “giuste recriminazioni”. Il tutto senza soffermarsi sulla ferita ancora aperta dalla descrizione completamente falsata in tutti gli aspetti degli incidenti nella finalissima di Coppa Italia data, grazie ai più che inutili, deleteri e privi di professionalità giornalisti RAI, le cui fantasiose ricostruzioni permisero a (quasi) tutti i media di far passare i napoletani da vittime (addirittura un morto in un agguato) a istigatori di incidenti pilotati da fantomatici camorristi. Ma si sa, Napoli e la malavita fanno colore, fanno audience! E ancora i cori del tipo “Vesuvio lavali col fuoco”, spesso poco o nulla sanzionati, o, almeno non adeguatamente sanzionati, dagli organi sportivi preposti.  Giustamente Maradona, nel bel film – biografia dedicatogli dal grande regista Emir Kusturica, rivendica il grande valore psicologico del 6 -1 inflitto alla Juventus nella supercoppa vinta negli anno d’oro, perché il giovane argentino, proveniente dalle “villas miserias” delle periferie di Buenos Aires, abitate da tanti “tanos” di origine italiana, si era facilmente identificato coi napoletani e con Napoli. E ancora giustamente l’ex centravanti partenopeo Careca ha ricordato che, data la situazione generale, uno scudetto vinto dal Napoli vale 10 campionati vinti da Juve, Inter o Milan!
Tutto questo ovviamente non c’è nel libro che si ferma al 1998. Ma traspare sia dall’introduzione sia dai continui colloqui che ho avuto e ho con l’autore; ed è contenuto implicitamente nell’identificazione Napoli città – Napoli squadra! Nell’arco di tempo considerato vi sono anche  partite giocate in B, perché chi ama il Napoli lo segue anche quando retrocede e il nostro autore, dopo il 1998, lo ha seguito anche dopo il fallimento della società e negli anni del purgatorio della “C1” oltre, ovviamente, a seguirlo oggi.
Mi rendo conto di avere a questo punto parlato poco delle singole partite e dei singoli calciatori descritti da Roberto De Angelis. Ma non vorrei togliervi il gusto di scoprirlo leggendo il libro; vi assicuro però che trattasi di un testo chiaro e ben scritto e con la chiarezza di chi ha preso la maturità classica, quando era una cosa molto seria, in uno dei migliori licei napoletani e si è poi laureato in Giurisprudenza.
Il libro ha venduto circa settanta copie nel momento in cui scrivo. Vi spiego perché sono tutt’altro che poche. L’editoria italiana, per ragioni economiche, ha ormai rinunciato pressoché del tutto a ogni attività di “scouting”. Dal punto di vista degli editori non si può dar loro completamente torto. I lettori di professione, addetti ai numerosi manoscritti inviati, hanno un costo. La sponsorizzazione di un autore non noto al pubblico ancora di più. Meglio ripiegare sui libri di cucina o scritti da attori, imprenditori, calciatori, allenatori famosi e quindi capaci di attrarre la curiosità del sempre più esiguo numero di lettori di libri (“scritti, si fa per dire, sono in realtà redatti da “ghost riders” spesso bravi quanto malpagati). Vi è poi la concorrenza dei libri acquistabili come “gadget” in edicola in uno a giornali o riviste, e quella spietata degli “ebooks” (vi siete avveduti di quante librerie hanno chiuso?). Il libro inoltre, pur scritto da un cittadino elettivo di Pozzuoli, non ha goduto di alcuna sponsorizzazione da parte di notabili locali. In questa situazione data, parafrasando Careca, diremmo che le 70 copie vendute dal nostro Roberto De Angelis equivalgono a qualche migliaio di copie in diverso contesto spaziale e temporale. Ci permettiamo di consigliare Roberto di editare il libro anche in formato “ebook” perché, ci piaccia o meno, è questa la nuova frontiera per i vecchi, cari libri stampati.

Roberto de Angelis – Le Partite nel Cuore – LEGMA Edizioni